Cgil Calabria chiede chiarezza su episodi illegali nella sanità

Cgil Calabria chiede chiarezza su episodi illegali nella sanità

La CGIL denuncia da anni situazioni di illegalità ed illegittimità nella gestione sanitaria calabrese, che ha adito in tanti casi anche l’Autorità anticorruzione nelle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, per questo un comunicato della segreteria regionale in cui si chiede “che venga fatta luce sui tanti episodi che hanno destato preoccupazione e che la dicono lunga sullo stato di infiltrazioni nella gestione politica ed amministrativa. Un comparto economico che vale più o meno l’80% del bilancio regionale, merita un controllo ed una verifica quotidiana sulla correttezza e trasparenza dell’azione amministrativa da parte di tutte le istituzionali coinvolte.
Ci sono, nelle dichiarazioni rilasciate in Commissione Sanità dal Commissario Scura, molte cose che non ci convincono. Constatiamo, invero, che in Calabria non esistono ospedali normofunzionanti, che i territori non erogano i servizi previsti dalla Rete Territoriale, che non c’è una prevenzione sanitaria ai livelli previsti dal peso imposto per legge (5% della spesa sanitaria) e che continua ad alimentarsi, invece, quella voce del Bilancio “Mobilità passiva extraregionale” che vale, ad oggi, circa 300 milioni e che indica che i malati calabresi sono costretti, o preferiscono, andarsi a curare in altre regioni italiane.
Con riferimento, poi, alla dichiarazione sulle fatture non pagate che vengono tirate fuori alle bisogna dai Direttori Generali ci preme ricordare che, considerati i milioni di euro del fondo del SSR pagati in Calabria ad importanti Società di Advisor per la ricognizione del debito, le stesse non dovrebbero proprio esistere. Un’altra beffa ai danni dei calabresi che, ad oggi, ancora non conoscono l’esatto ammontare del debito sanitario.
Per tutti questi motivi, e per molto altro ancora, l’affermazione di Scura sul “quasi” raggiungimento degli obiettivi della gestione commissariale che tuttavia rimane impossibile da centrare per colpa di altri, ci pare una macroscopica bugia.
Ci sono poi affermazioni dello stesso Commissario, più volte ripetute pubblicamente ed in sedi istituzionali, che inquietano e dovrebbero indurre le autorità competenti ad azioni di indagine e accertamento giudiziario. Si afferma che nella Sanità Calabrese vi sarebbe una fortissima ingerenza mafiosa e malavitosa, in grado di condizionare tutta l’attività che si svolge dentro e fuori dagli ospedali e che riguardano quindi (desumiamo noi) appalti, servizi, assunzioni, accreditamenti, forniture. Naturalmente ci auguriamo che chi da anni ha (per le sue competenze) il controllo diretto sulla gestione sanitaria, abbia provveduto senza indugio a denunciare tali pratiche perché, se così non fosse, sarebbe altrettanto grave ed ingiustificabile il non aver agito secondo quanto previsto dalla legge italiana nel caso di conoscenza di un reato.
Non meno colpevole, nella vicenda Sanità, è stata ed è la rappresentanza politica calabrese. Essa si è resa responsabile, a nostro avviso, di scelte poco oculate, di ingerenze inopportune, di chiusure di occhi su tanti misfatti, di complicità nelle gestioni e di indirizzi clientelari che hanno determinato il baratro del debito sanitario ed hanno impoverito professionalità e competenze. Al Governatore Oliverio che pure, in vigenza di Commissariamento governativo, non dovrebbe avere avuto un ruolo diretto nella gestione attuale imputiamo responsabilità altrettanto gravi. Per non aver messo in atto le sue prerogative istituzionali in merito alla stesura di un Piano di Rientro alternativo che tenesse conto della realtà calabrese (spesso causa di scelte sbagliate da parte del Commissario arrivato da lontano). Di non aver sostenuto e contrastato nelle sedi opportune, se non a parole – mediaticamente urlate e senza concreti risultati-, la necessità di una svolta nel finanziamento del fondo del SSN, che continua a penalizzare la Calabria e la destina ad avere una Sanità di serie B rispetto al resto d’Italia. Di non aver almeno provato a definire una politica sanitaria che facesse prevalere i bisogni di salute dei cittadini, anziché affermare la pretesa supremazia delle nomine, fatte ad arte per far prevalere un potere su un altro. Nella battaglia, lo constatiamo ogni giorno, chi ha perso sono stati i cittadini calabresi, la credibilità della politica, la fiducia nelle istituzioni.
Anche in questa sede – così come lo abbiamo fatto e faremo nelle piazze, nelle nostre iniziative e manifestazioni pubbliche – vogliamo ribadire che i dati ufficiali sulla Sanità Calabrese, forniti dall’Istat in primis ma anche dall’Osservatorio sulla Salute e da ogni altra fonte la cui attendibilità è incontestata, ci raccontano una storia che i numeri non sempre riescono a chiarire e mostrare. E’ una storia di difficoltà di accesso, di viaggi della speranza, di servizi non erogati, di discriminazione economica, di rinunce alla cura dei nostri cittadini.
Alla luce dei fatti di cui oggi tutti discutiamo ed in previsione di ipotetici cambiamenti ai vertici della gestione Commissariale da più parti reclamata e invocata, la CGIL non dimentica che questi sono i risultati di istituzioni che non sempre hanno svolto diligentemente il loro dovere. Che si sarebbe potuto e dovuto intervenire, nel tempo, nella troppa discrezionalità e superficialità ancora presenti nelle scelte che contano e che determinano, o impediscono, i percorsi di cui all’art. 97 della Costituzione.
A tutela del buon andamento ed imparzialità nella Pubblica Amministrazione e per i fatti qui richiamati, la CGIL chiede alle Autorità preposte al controllo ed alla vigilanza – Anac, Prefetture e Procure della Regione Calabria – di attivare ogni utile azione ad accertare lo stato di illegalità in cui vivrebbero, secondo quanto dichiarato dal Commissario Scura, le strutture sanitarie calabresi. L’obiettivo della Cgil Calabria è restituire dignità ai calabresi ristabilendo verità, equità e diritti dovuti”.

Giuseppe Frandina

Giuseppe