Là, dove prima spiccava tra il rosso ed il verde delle arance il giallo dei limoni é tutto un ammasso di fango e pietrame.
Video a cura di Ottavio Paglia, Bruno Gerace, Matteo Monizzi, Alessandro Olivo.
“Se fossi più giovane, si disse, andrei a vivere su quei monti. Cercherei un ruscello e mi costruirei una casa di legno col camino. E le mie api farebbero miele nero di montagna. E non me ne importerebbe niente di nessuno…Il vecchio annusava l’odore intenso della terra, ricordandosi di altre primavere, altri anni. Si stupiva di come la gente ricordasse gli odori…Non come le cose si vedono. Rammentava ancora l’odore del topo muschiato che non sentiva più da quarant’anni.. La primavera era appena cominciata…”
( C. McCarthy, Il guardiano del frutteto)
Se i Greci fossero partiti oggi per colonizzare Crotone, non avrebbero costruito nulla a causa delle piogge in eccesso e delle stagioni intermedie praticamente inesistenti.
Il clima mediterraneo era caratterizzato da un lungo periodo di siccità estiva ed inverni miti. L’associazione di estati secche con inverni miti rappresenta un carattere peculiare di questo tipo di clima. Il mare trattiene il calore estivo e lo rilascia durante l’inverno. Il passaggio da una stagione all’altra è abbastanza graduale e le piogge si concentrano soprattutto nel periodo invernale.
Il Mediterraneo negli ultimi anni è sempre costantemente sopra la media climatologica. Le analisi condotte sulle acque mostrano un graduale aumento della temperatura delle acque superficiali, intermedie e profonde con aumento della salinità.
Ciò significa che il bacino potrebbe essere colpito da condizioni climatiche tropicali, e il regime delle piogge trasformarsi , con periodi di siccità alternati a periodi di piogge intense e tempeste , che scaricheranno enormi quantità d’acqua in pochissimo tempo e il terreno non riuscirà ad assorbirle. Gran parte del territorio italiano meridionale rischia di trasformarsi in deserto, mentre nel settentrione, Venezia rischia di esser sommersa dall’acqua.
Questa è a principale causa dei numerosi cambiamenti climatici che stanno avvenendo negli ultimi 50 anni, modificando i tassi di umidità, facendo accrescere così la quantità di calore trattenuta in eccesso. In inverno, poi, quando quest’acqua condensa è causa di numerosi acquazzoni.
Osservando l’intero globo, dobbiamo notare un altro evento importante: il ciclone, un evento meteorologico che avviene nei mari caldi. Sono violenti tempeste, raggiungono la terraferma e danno origine a forti raffiche di vento e piogge. Di recente sul territorio crotonese è intervenuto il ciclone “Nettuno”. Le piogge alluvionali hanno ingrossato i corsi d’acqua e l’Esaro ha rischiato di esondare. A Crotone sono caduti 99 mm di pioggia, a Cirò Marina 170 mm dove le onde sono arrivate ai 10,4 metri di altezza.
Il ciclone è passato da molto ma i suoi effetti si fanno ancora sentire. Un articolo di febbraio 2014 dice: “Continua a piovere in Calabria, dove l’ondata di maltempo sta producendo i suoi effetti oramai dal 31 gennaio provocando frane e smottamenti. Sono centinaia gli interventi attuati dai vigili del fuoco dei cinque comandi provinciali, con situazioni più critiche nelle province di Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Uno dei centri maggiormente monitorati è stato Cerenzia dove 21 famiglie sono state sgomberate per una frana che ha messo a rischio gli edifici in cui abitano”.
Piogge e venti sono strettamente collegati. Le temperature alte invece si spiegano a livello mondiale con l’effetto serra. Nell’atmosfera sono presenti gas serra che trattengono una parte dei raggi del sole per mantenere una certa temperatura sul pianeta. Se i gas serra, e quindi il Carbonio prodotto dalle fabbriche, aumenta, i raggi trattenuti sono di più e la temperatura si surriscalda. Questo effetto ha cambiato negli ultimi 50 anni molti ambienti della terra. Crotone è stata portata a un livello quasi desertico, con periodi di siccità lunghi, inverni quasi insistenti perché uguali alle estati. Si possono notare escursioni termiche abbastanza forti, caratterizzati da giorni di allerta meteo e giornate primaverili di Gennaio. Vi sono temperature abbastanza alte, pur essendo in inverno.
Negli anni tra il 1960 e il 1990 le temperature erano piuttosto regolari. Gennaio era il mese più freddo, come da regola, e luglio quello più caldo (rispettivamente -6°C e 43°C come temperature medie). Ma il tasso di umidità non era fra i più rincuoranti (max. 80% di umidità). Le precipitazioni erano regolari (941 mm di pioggia). Col ciclone repentinamente si sono raggiunte raffiche di 80 km/h e le temperature sono scese fino ai 12°C.
Ma se per molti i cambiamenti climatici avvengono per colpa dell’uomo, per altri tutto è causa di un processo inverso alla prima glaciazione. Per esempio, nell’antichità avvenne una glaciazione in Asia che spinse gli Unni a cercare territori pi fertili come quelli europei e per questo avrebbero attaccato Roma. Oppure il Tamigi a Londra nel 1800 fino a 1850 durante la cosiddetta Little Ice Age subì una violenta glaciazione tanto che i cittadini poterono pattinarci sopra, fare fiere e bruciarono così tanta legna da far sollevare un’enorme cappa di fumo sopra Londra.
Allo stesso modo, il globo ha subito periodi di alte temperature che hanno mostrato i loro effetti anche in Calabria. Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C. scrive di cinque isole nel tratto di mare da Capo Lacinio a Le Castella: Meloessa, Dioscuri, Calipso, Tiris ed Eranusa.
Nel corso del Medioevo, Cassiodoro scrive di “un’annata di terribile siccità avvenuta tra il 507 ed il 511 durante la quale l’eccesso di aridità aveva indurito le viscere del terreno per troppo calore al punto che si ebbe un raccolto scarsissimo”.
Paolo Diacono ci parla di una catastrofica siccità (dopo un secolo da Cassiodoro) e di un’invasione di cavallette.
Nel corso del 1500 di nuovo numerose piogge, nevicate e disastri meteorologici fino a quando nel 1721 Antonio Mannarino scrive:
“Così verso il 1673, 1685, 1694, 1705, e 1710 del secolo corrente […] parea, che Iddio si tenesse in cintola, le chiavi delle nubi, allorché venne interdetta per molti mesi col ritengo dell’acque la sua natural fecondia alla terra troppo inaridita”.
Nel 1900 il tempo di nuovo inizia a cambiare repentinamente: nel 1935 una siccità nel Marchesato di Crotone e nel 1953 un’ alluvione, nel 1965 siccità, e nel 1973 la catastrofica alluvione di Crotone rimasta su una pagina nera della storia della città:
“Là, dove prima spiccava tra il rosso ed il verde delle arance il giallo dei limoni é tutto un ammasso di fango e pietrame. Notte del primo gennaio 1973. Piove da tredici giorni. Il genio dello sterminio si posa sulle acque del Tacina e del suo affluente Soleo e volto lo sguardo ai fiorenti giardini, dopo anni di lavoro, di privazione, di amaro sudore, ne fa segno alle saette del suo arco”.