“Precetto pasquale” per i Carabinieri Compagnia di Petilia Policastro
Ieri, domenica 15 marzo, nella chiesa di san Francesco di Paola, si è celebrato il tradizionale “precetto pasquale” della Compagnia dell’Arma dei Carabinieri, che ha sede in Petilia Policastro, comandata dal Capitano Claudio Martino.
E’ ormai questo un atteso e significativo appuntamento che si ripete ogni anno in due occasioni speciali: una in prossimità del Natale e l’altra, appunto, nei giorni che precedono la Pasqua.
Insieme agli appartenenti all’Arma della Compagnia di Petilia, è tutta la comunità parrocchiale di San Nicola Pontefice, affidata ai Missionari Ardorini, che ritrovandosi impegnata nella realizzazione di tale evento, apre le proprie porte all’intera cittadinanza e ai rappresentanti dei paesi del territorio dell’Alto Marchesato.
Anche quest’anno, la celebrazione è stata presieduta dal cappellano militare della Legione Carabinieri Calabria, don Vincenzo Ruggiero.
Presenti, tra gli altri, oltre ai Sindaci di Petilia Policastro, Mesoraca, Roccabernarda, San Mauro e il Vice Sindaco di Cotronei, una rappresentanza della Polizia Municipale di Petilia, dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Foresta e della Guardia Forestale.
Significativa, inoltre, la partecipazione alla celebrazione da parte della Dirigente Scolastica del Liceo Scientifico “Raffaele Lombardi Satriani” di Petilia, Maria Ierardi.
A conclusione, dopo la recita della preghiera del Carabiniere alla Virgo Fidelis e i saluti e i ringraziamenti ai presenti del Capitano Claudio Martino, il parroco Padre Salvatore Cimino, a nome di tutta la comunità parrocchiale, ha voluto esprimere la gratitudine al Signore per la gioia e l’onore di ospitare ogni anno quelli che egli tradizionalmente ormai definisce «i nostri amici carabinieri: coloro che ci aiutano ad essere felici».
Il parroco, infine, ha manifestato l’augurio che la presenza di tanti amministratori dei comuni dell’Alto Marchesato, accanto ai tutori dell’ordine pubblico, in questo particolare momento di difficoltà che investe il nostro territorio a causa dei danni causati dal dissesto idro-geologico, possa significare un’assunzione di responsabilità concreta «che veda tutti impegnati, da una parte nell’opera di demolizione dei tanti “muri” di pregiudizi e stolti campanilismi che troppo spesso caratterizzano i rapporti tra i nostri paesi e dall’altra nell’opera di costruzione di “ponti” di relazioni autentiche, solidali e oneste, sui quali far transitare l’impegno volto al riscatto del nostro amato e sofferto territorio».