Mario Saporito esprime la sua amarezza sulla situazione della Santa Spina con una lettera

Mario Saporito esprime la sua amarezza sulla situazione della Santa Spina con una lettera

Si ritorna a parlare delle condizioni del Santuario della Santa Spina e a farlo è l’avvocato Mario Saporito che scrive una lettera indirizzata alle Istituzioni civili e religiose e alle associazioni del territorio.
Saporito è ritornato con la mente alla situazione della Santa Spina mentre partecipava alla messa celebrata al SS Ecce Homo di Mesoraca in diretta sulla Rai, «Durante la celebrazione, il mio cuore e la mia mente si sono improvvisamente indirizzati al convento della Santa Spina e con profonda amarezza e delusione ho pensato che non è possibile che un Santuario così importante dal punto di vista storico, culturale, architettonico ed ambientale fosse ancora chiuso, non utilizzato e completamente abbandonato».
Dopo aver espresso la sua amarezza l’avvocato racconta quanto si è lottato per il santuario «In passato, sotto la sua spinta il compianto Padre Venanzio che ha diretto e gestito il convento per oltre 50 anni, in profonda solitudine, ma con la passione, fermezza e tenacia che lo ha contraddistinto, ha sempre difeso il patrimonio del Santuario, nonché i terreni ed il bosco ad essi pertinenti.
Guai a chi toccava un ramo per procurarsi la legna!!!
Nel 1986 Padre Venanzio accompagnato da una delegazione composta dal compianto, servitore e devoto Gaetano Scordamaglia, Mario Lechiara, Filottete Rizza e Vincenzo Ierardi all’ epoca in qualità di vicesindaco di Petilia, presso la Provincia di Catanzaro, si incontrarono con l’Ing. Bitonti, Capo dell’Ufficio Tecnico ed in tale occasione fu erogato il primo contributo pubblico di Lire 28.000.000 per abbattere e ristrutturare il vano scala ubicato all’interno del chiosco del convento.
Subito dopo, su iniziativa del sottoscritto (allora Assessore ai Lavori Pubblici della Provincia di Catanzaro) nel 1988, venne realizzata la strada di collegamento tra Petilia ed il Santuario per l’importo di Lire 1.700.000.000.
Successivamente fu completato l’intero chiosco ad opera di quel servitore e fedele galantuomo Don Nino Ligotti, fu completata la sala convegni, ove furono tenute diverse conferenze presiedute dal Preside Duilio Mauro ed addirittura, su mia iniziativa, fu indetta una riunione di Giunta della Provincia di Catanzaro proprio al fine di far conoscere l’importanza e la bellezza di tale struttura.
Successivamente ancora fu organizzato, dalla Provincia di Catanzaro, di concerto con il Presidente della Pro Loco Perseo Masino Medaglia, un grande convegno sull’olivicoltura, con grande partecipazione di popolo e di autorità istituzionali.
Subito dopo ancora, insieme a Don Pasquale Marrazzo, nel frattempo divenuto rettore del Convento, ci recammo presso il Presidente della Giunta Regionale On. Giuseppe Chiaravalloti e si ottenne l’erogazione della somma di lire 100.000.000 per il definitivo completamento e sistemazione delle stanze del convento (opere realizzate dalla Ditta Mangano).
Dopodiché viene nominato nuovo Rettore del Convento il Parroco Don Giuseppe Marra, il quale investito da molteplici ed impegnativi impegni diocesani (Parroco della Chiesa Santa Maria Maggiore, della Chiesa SS. Annunziata e nominato Vicario della Curia Arcivescovile di Crotone-S. Severina), ha trovato questa incresciosa situazione di sospensione dei lavori di completamento del tetto di copertura e probabilmente non ha potuto garantire quell’impegno proficui atto ad eliminare gli inconvenienti sopravvenuti.
Poi improvvisamente è calato il sipario e l’oscurantismo più assoluto.
Poi ancora, la Sovrintendenza delle Belle Arti di Cosenza ha provveduto a restaurare gli importanti e storici pannelli architettonici ed a finanziare la somma necessaria per il rifacimento del tetto, a tutt’oggi rimasto incompleto.
A nulla è valsa la sottoscrizione popolare che ha raccolto circa 30.000 Euro per il completamento dei predetti lavori.
Tutto bloccato e nessuno deve sapere. A tutt’oggi il Convento è completamente chiuso.
Tuti gli emigrati ed i turisti che si recano al Convento per visitarne i luoghi, trovano le porte chiuse.
Tutto quello sforzo e passione che padre Venanzio ha messo in atto per mantenere un rapporto di corrispondenza con tutti gli emigrati petilini e non, i quali durante le festività natalizie, ricevuta la cartolina del convento, inviavano le loro offerte anche ingenti, è rimasto solo un ricordo.
Ora resto sbigottito ed amareggiato nel vedere tanta indifferenza verso tale stato di cose».
«Basta con le divisioni e le diatribe che turbano le nostre coscienze e bloccano ogni speranza di ripresa» e proprio per questo Saporito ritiene necessario convocare un’assemblea cittadina per eleggere un comitato che prenda a cuore le sorti del Santuario.

Giuseppe Frandina

Giuseppe