“MALECCUMMENETA” E SEMPRE PIÙ AMATA, LA CALABRIA DEGLI HANTURA

“MALECCUMMENETA” E SEMPRE PIÙ AMATA, LA CALABRIA DEGLI HANTURA

Di Assunta SCORPINITI

Lo scorso 23 dicembre è uscito il nuovo singolo degli Hantura che farà parte del nuovo lavoro discografico che celebrerà tra pochi mese i venti anni del noto gruppo petilino. Il brano MALECCUMMENETA scritto dal poeta isolitano Filippo Scalzi, ormai divenuto il paroliere degli Hantura, musicato da Mario Carvelli ed arrangiato dagli Hantura (Gino Carvelli, Carmen Comberiati, Francesco Comberiati, Giovanni Ziparo, Domenico Ierardi, salvatore Pingitore e Mario Carvelli) con la registrazione avvenuta presso MUSIC REPARTO DISCHI di SANTA SEVERINA è stato presentato attraverso un’anteprima video realizzata da Natalino Stasi con Dipinti di Beppe Stasi, che tra l’altro è autore delle illustrazioni di molti artisti tra i quali spiccano la NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE. Il brano dal sound coinvolgente e dal testo forte richiama la sventura di una regione bistrattata, vilipesa, ma che rimane indissolubilmente la terra che ci ha cresciuti.

La terra dove nasci è Madre, culla che ti protegge, luogo da cui ti affacci per lanciare il primo sguardo sul mondo. È dove cresci, da radici che ti rendono forte, quando voli via… l’attesa di te, l’abbraccio dei ritorni, un calore che avvolge e ti fa stare bene. 

E se si chiama Calabria, nel tuo cuore ha uno spazio d’amore esclusivo, per contemplarla col suo mare azzurro, lo splendore degli ulivi, le antiche pietre, le sue culture e mille storie, che raccontano la nostra origine e rispecchiano sempre qualcosa di noi.

Se si chiama Calabria, avverti anche il dolore per i mali perenni che l’hanno disfatta e per quelli nuovi, virulenti, che non vogliono darle tregua; un dolore cocente, tremendo, presente alla coscienza di figli e alle anime scoraggiate e disilluse, quando non colpevolmente inerti. 

“Maleccummeneta” e dolente, quindi, la Calabria degli Hantura, in un canto che il testo semplice e potente del poeta crotonese Filippo Scalzi, tramuta in racconto di dispiaceri e bocconi amari ingoiati nel silenzio; di ruberie, di dignità e bellezza, subite; di malaffare e non solo, perpetrato da “quàttru fetènti”.

E che l’arrangiamento degli stessi Hantura rende un pulsare del cuore, con le sonorità battenti della chitarra tradizionale e il ritmo vibrante di tammorra e fisarmonica, temprati al sound contemporaneo edall’apporto dei nuovi strumentisti da poco giunti nella band petitilina a condividere un interessante progetto etnomusicale. 

Rinnovati, quindi, nella formazione e nell’imminenza del ventennale dalla nascita, gli Hantura ritornano con un brano bellissimo, musicalmente intenso e solo apparentemente sconsolato, a confermare la costante volontà, che è una vera e propria scelta artistica, di uscire dagli stereotipi del folclore edulcorato, e contribuire alla rivalutazione culturale del Sud; e per dichiarare un impegno, che per altre vie sta risuonando in tutta la Calabria: occorre consapevolezza dello stato delle cose, per cercare di cambiarle una volta per tutte… per riprenderci la dignità, e restituirla, com’è giusto e come dev’essere, alla terra che ci ha generati. 

Il Videoclip presentato su Youtube e che sta già ottenendo un discreto successo invece spiega come “Ci sono posti in cui il ricordo e la memoria contribuiscono a renderli ancora più mitici e favolosi. E’ il caso soprattutto della terra in cui si è nati e dei luoghi che ci hanno visto crescere e diventare ciò che siamo.

Ma quando ci si accorge che col passare delle stagioni quei posti e quella gente stanno diventando altro, nasce un dolore malinconico ed infelice. Una passione che stringe ed affanna il cuore.

Questa passione è il fil rouge che lega ed accompagna la musica, le note e le immagini di Maleccummeneta.

Un viaggio suggerito dalle immagini ad acquerello e ad inchiostro che simboleggiano e imprimono ancora di più il marchio flebile di quello che è la situazione della Calabria e che ricorda quello degli occhi di una donna affascinante e bellissima, spogliata delle sue bellezze e lasciata a sé. Una Donna che però vuole rinascere e guarda al suo passato glorioso per ritornare ad essere e rappresentare la bellezza assoluta unita a quella magia dei luoghi ancestrali che rappresentano da sempre la Terra dei Padri.

La pittura ad acquerello è la tecnica che forse più restituisce e rimanda agli stati d’animo raccontanti nel pezzo. Sono uomini e donne che abitano la nostra memoria, in cui il peso della tradizione trasforma le loro sembianze e sfuma le loro fattezze lasciando solo una pura impressione.

Gli acquerelli attenuati però fanno da contrasto ai disegni ad inchiostro che sono il loro contrario, ovvero i segni continui ricamano le forme di uomini che portano nelle loro mani suonando le note e gli strumenti che ritornano in Maleccummeneta.

Un video musicale che è fatto si di immagini oniriche, ma che spinge anche verso quello che vorrebbe smettere di essere un sogno e diventare cambiamento”.

Redazione Il Petilino

Redazione Il Petilino