L’ex Sindaco Fera replica alle accuse del pentito Pace
Riceviamo dall’ex Sindaco di Petilia Dionigi Fera e pubblichiamo un suo comunicato, in merito all’articolo apparso oggi su Il Quotidiano del Sud, in cui vengono riportate gravi accuse sulla sua persona e sull’operato dell’amministrazione durante il suo mandato di Sindaco.
In merito all’articolo apparso oggi su Il Quotidiano del Sud, dal titolo “Il clan votò i sindaci di Petilia”, con tanto di foto che riguarda la mia persona tengo a precisare che il tutto nasce da una dichiarazione del pentito Pace Domenico che interrogato dal P.M. titolare delle indagini, dott. Domenico Guarascio, per fatti che riguardavano il periodo antecedente la mia elezione a Sindaco (14.04.2008), ha riferito e cito testualmente “All’epoca in cui vi era il sindaco Fera, i Comberiati intervenivano nelle procedure di affidamento dei lavori e decidevano direttamente chi doveva eseguire i lavori” e ancora “era Comberiati Vincenzo che si attivava personalmente presso gli uffici comunali affinché i lavori fossero affidati a ditte di preferenza”.
Ciò posto, al fine di sgomberare il campo da qualsivoglia dubbio, ritengo sia necessaria una ricostruzione storica dei fatti, basata su dati oggettivi ed inconfutabili, in quanto, sebbene nel corpo dell’articolo in qualche modo è stata evidenziata l’incongruenza delle dichiarazioni del pentito proprio in riferimento alla mia persona, il titolo dell’articolo stesso e la foto potrebbero fuorviare qualche lettore distratto.
Come anticipato il sottoscritto è stato eletto Sindaco il 14.04.2008 e Vincenzo Comberiati che, a detta del pentito, si recava personalmente presso gli uffici comunali, già da tempo si trovava e, ancora si trova, in carcere in stato di detenzione.
Già questo particolare di per sé rende assolutamente inattendibili le suddette dichiarazioni.
A ciò si aggiunga che due dei figli di Comberiati Vincenzo erano stati uccisi nel dicembre 2007, e l’altro figlio Piero ed il fratello di Vincenzo, Salvatore, erano stati arrestati nel marzo del 2008.
Pertanto, escludendo per questioni oggettive la presenza negli uffici comunali di persone in stato di detenzione, per gli stessi motivi di contiguità o meglio di discontinuità temporale, le elezioni del 2008 non potevano in alcun modo essere “inquinate”, ne io avrei potuto rivolgermi a chi non c’era per chiedere il loro voto.
Sempre a scanso di equivoci, vorrei ancora ricordare che il pentito Pace Domenico, nel periodo in cui io sono stato eletto a Sindaco non si trovava a Petilia Policastro.
Infatti egli stesso riferisce al P.M. che era andato via da Petilia prima dell’uccisione del cognato avvenuta nel luglio 2007.
Sul punto dichiara “… dovevo andare via da Petilia Policastro … arrivai dunque a Parma, Casalmaggiore … dimorai in Casalmaggiore per un pò di tempo. Poi Scalise Romano (ndr il cognato) viene ammazzato nel luglio del 2007 quando io mi trovavo in carcere”.
Questi i fatti !!!
In ogni caso, indipendentemente dall’oggettività dei fatti narrati, ci tengo a precisare che sia per formazione e cultura personale che per la mia condotta di vita, oltre che per la famiglia da cui provengo, le demenze del pentito sono lantane anni luce dalla mia sfera sociale.
Solo il tempo di una considerazione personale: è aberrante che la reputazione di una qualsiasi persona possa essere messa in discussione e/o lasciata alla mercé di soggetti pregiudicati, condannati e con l’evidente interesse ad ottenere benefici nell’ambito dei procedimenti penali che li riguardano.
Ed ancora più aberrante è che ciò avvenga senza alcun filtro da parte degli inquirenti e senza alcun riscontro neanche di natura temporale.
06 maggio 2015