Il nostro petrolio è l’ambiente, il sapere, la natura, la cultura, i beni storici ed archeologici

Il nostro petrolio è l’ambiente,
il sapere, la natura, la cultura, i beni storici ed archeologici

Rubrica: L’occhio verde del petilino

La rubrica, del mese di aprile, si occupa del referendum del 17 aprile, promosso da ben 9 Consigli Regionali, tra cui quello calabrese, che chiede agli elettori di fermare le trivellazioni in mare, tutelare non solo il mare italiano ma l’intero Mediterraneo da possibili disastri ambientali.
Il voto è la più alta espressione di democrazia, di cittadinanza attiva, pertanto è grave non recarsi a votare, ancor più grave è invitare all’astensione, come ha dichiarato la Presidente di Legambiente Rossella Muroni, :“E’ scandaloso che il partito democratico si sia iscritto tra i soggetti politici che faranno campagna per l’astensione al referendum del 17 aprile. C’è qualcosa che non funziona nel fatto che il partito del presidente del Consiglio inviti pubblicamente gli italiani a non recarsi alle urne”. E’ nato, a sostegno del referendum, il comitato nazionale delle associazioni : “Vota SI per fermare le trivelle”, formato da numerose associazioni, solo per citarne alcune: Arci, Legambiente, Libera, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, WWF ….
Solo con il raggiungimento del quorum, pari al 50%+1 degli aventi diritto al voto, e votando SI si otterrà la cancellazione della norma che consente alle società petrolifere che attualmente estraggono gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane, di continuare in questa operazione fino ad esaurimento del giacimento, senza limiti di tempo.
L’Italia, insieme ad altri 194 paesi, ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la “febbre” della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Il 2015 è stato l’anno più caldo da quando misuriamo la febbre del pianeta, cioè dal 1880. E’ stato raggiunto il punto di non ritorno ?
I pozzi di petrolio e di gas in Italia sono modesti, molto frammentati e spesso situati a grandi profondità oppure offshore, e questo ha reso difficile sia la loro localizzazione che il loro sfruttamento. L’Italia è il 49° produttore di petrolio nel mondo. Tutto il petrolio presente nei fondali del mare italiano basterebbe a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi. L’ estrazione del petrolio ha un elevatissimo impatto ambientale legato sia all’attività normale di estrazione, che prevede esplorazioni sismiche, perforazioni e soprattutto scarti altamente inquinanti, sia agli inevitabili e purtroppo frequenti incidenti.
L’estrazione petrolifera è un’operazione molto costosa che ha ripercussioni negative per l’ambiente: ricerche offshore che disturbano l’ambiente marino e i dragaggi, che danneggiano i fondali ricchi di alghe fondamentali nella catena alimentare marina, hanno un impatto ambientale grave. I cetacei e l’intera fauna marina continuano ad essere minacciati dall’airgun, il metodo di ricerca utilizzato per la ricerca di idrocarburi nei fondali marini di tutta Italia, il meccanismo prevede il rapido rilascio di aria compressa che, producendo una bolla che si propaga nell’acqua, genera onde a bassa frequenza. Il rumore prodotto da un airgun è pari a 100.000 volte quello di un motore di un jet. Inoltre, in un sistema chiuso, come il mar Mediterraneo, le conseguenze di un incidente sarebbero disastrose, l’intervento umano è pressoché inutile, come dimostra l’incidente avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico.
Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato attraverso le concessioni lo cede in realtà alle società petrolifere. Saranno queste poi a deciderne la destinazione finale, con la possibilità naturalmente di rivenderlo allo Stato italiano Inoltre sono diversi i sussidi indiretti e gli sconti applicati a coloro che sfruttano le risorse fossili nel territorio italiano. Società che pagano royalties irrisorie – pari al 10% per la terraferma e il 7% per il petrolio in mare – che rendono le estrazioni petrolifere estremamente vantaggiose.
Un esempio a noi molto vicino, a pochi chilometri di distanza, è quello del bacino metanifero di Crotone dove si estrae il 16 per cento della produzione nazionale. L’estrazione del metano, da parte dell’Eni, da oltre quarant’anni, ha rappresentato, però, una ricchezza “fantasma” per il nostro territorio. Solo dal 1996, con il decreto ministeriale che recepisce la direttiva comunitaria, la società concessionaria per l’estrazione di idrocarburi nel mare antistante la città di Crotone, è obbligata a corrispondere alla Regione Calabria il 55 per cento dell’aliquota (royalty) pari al sette per cento del metano estratto (o valore equipollente). Crotone, il suo territorio, continuano a pagare il metano a tariffa altissima e sono a rischio di subsidenza. Un pericolo, quest’ultimo, legato all’estrazione del metano. L’estrazione del gas da sottosuolo può provocare la compressione dei sedimenti degli strati sovrastanti e di quelli sottostanti la zona produttiva, con significativi abbassamenti del terreno in corrispondenza dei pozzi metaniferi, con possibili conseguenze sulle aree costiere. L’Italia e’ il paese a più alto rischio di erosione delle coste marine in Europa. Per la precisione su 7.500Km complessivi di coste fra terraferma e isole, lungo ben 2.400 Km si mostrano già gli effetti di una forte erosione. Negli ultimi anni sono stati divorati dal mare interi arenili o si sono fortemente arretrati, come e’ sotto gli occhi di tutti,con pesanti conseguenze non solo dal punto di vista ambientale, ma soprattutto dal punto di vista economico. In Calabria è minacciata la già precaria rete ferroviaria.
Il futuro dell’Italia è il rinnovabile, uscire dagli idrocarburi, dalla dipendenza energetica. Oggi l’Italia produce più del 40 % della sua energia elettrica da fonti rinnovabili. Nel 2014 l’Italia è stato il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici. In Italia oggi ci sono oltre 850mila impianti da fonti rinnovabili, che danno lavoro ad oltre 60mila persone, tra diretti e indiretti, con una ricaduta economica pari a 6 miliardi di euro.
Il “petrolio” degli italiani è ben altro: turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.
L’Italia, povera dal punto di vista giacimentologico, è però ricca di biodiversità e di “giacimenti culturali”, purtroppo, solo in parte utilizzati.

Giuseppe Frandina

Giuseppe