Elezioni nel crotonese, la mafia si fa sentire: interviene Mediterraneo Possibile

Elezioni nel crotonese, la mafia si fa sentire: interviene Mediterraneo Possibile

Riguardo agli ultimi eventi incresciosi che si sono avuti nel crotonese il Comitato Mediterraneo Possibile Crotone ha stilato un comunicato “In virtù di quanto è successo in queste settimane e tuttora sta succedendo a Scandale e nei comuni in cui si vota, sentiamo l’obbligo morale e civico di intervenire su una vicenda che, nella sua tragicità, assume tratti surreali.

A Scandale e Petilia, paesi del Crotonese rispettivamente di 3.000 e 9.000 anime, il metodo mafioso impedisce la libera partecipazione democratica alla vita politica; il metodo mafioso sceglie i candidati, impedendo ad altri di candidarsi, o costringendoli a dimettersi. Tutto con troppa facilità.

In Calabria amministrare la cosa pubblica, al netto di collusioni riscontrabili nei numerosi Comuni sciolti per mafia, è arduo se non impossibile. La percezione e sensazione di essere soli e abbandonati si fa certezza quando si tenta di fare qualcosa, di reagire ad un metodo che, in quanto tale, è divenuto esso stesso tessuto sociale: lontanissimi dal voler fare sterili sillogismi, intendiamo sottolineare come la mancanza della sinergia necessaria tra società civile, politica, istituzioni e forze di governo, sia terreno fertile per un radicamento delle mafie che appare inestricabile, oltreché indistinguibile qualora, troppe volte, come ci spiegano numerosi atti giudiziari, si creino commistioni tra mafia, politica e imprenditoria, dando luogo, appunto, ad un tessuto sociale ed una economia ibrida, di difficile collocazione/individuazione rispetto alla mafia propriamente detta.

L’omertà è il punto sul quale ruota l’intera giostra mafiosa, ed un popolo omertoso è moralmente e culturalmente mafioso.

Il silenzio è amico della mafia, ed è proprio dell’assordante silenzio che principalmente si lamentano Nino Di Matteo -magistrato ecc. ecc. – e Iginio Pingitore – sindaco di Scandale.

Noi affermiamo, a piena voce, che a Scandale la mafia sta vincendo.

In Calabria, la mafia sta vincendo.

Sta vincendo per le troppe assenze ingiustificate dello Stato; per la mancanza di strutture e infrastrutture; perché sette giovani su dieci sono senza lavoro; perché la già debole economia è molte volte ibrida, frutto di quella commistione tra mafia e imprenditoria di cui sopra; sta vincendo anche per l’omertà dei calabresi che troppo spesso girano la testa dall’altra parte.

La mafia sta vincendo perché è un metodo, e il metodo è l’essenza delle cose.

La mafia sta vincendo perché, in Italia, si ricorda per dimenticare, e non per fare i conti col proprio passato.

Ogni anno, le Commissioni Parlamentari Antimafia stilano rapporti precisi, nei quali si elencano nomi e cognomi di tutte le famiglie mafiose, dei territori che si spartiscono e che le stesse controllano: se lo Stato non interviene, non vuole o non può intervenire, significa che è battuto.

Guardare e non toccare, in questo caso, significa essere battuti.

Facendo nostra una domanda di Ignazio Silone nel suo Fontamara, diciamo: che fare?”

Giuseppe Frandina

Giuseppe