Faccio lo Psicologo non certo per stupirvi con effetti speciali

Faccio lo Psicologo non certo per stupirvi con effetti speciali

“Tu sei quello che fai, non quello che dici che farai”- C. G. Jung-. Care/i lettrici/ori, è importante chiarire che studiare psicologia non equivale né a curare se stessi, né a fare psicoterapia o studiare psicoanalisi, né tanto meno a salvare il mondo. C’è una domanda, ben nota agli Psicologi, che recita: “Qual è la differenza tra uno psicologo e uno psicolabile? La Laurea”. In questa semplice risposta risulta espressa l’inconfutabile verità che molti psicologi si accostano al loro campo di studi, o perché hanno conosciuto da vicino la sofferenza psicologica o perché hanno subito il trauma di avere un genitore psicologo che aveva sbagliato facoltà universitaria.
Vi è una grossa differenza tra i test che trovate sui comuni giornali e il fare lo psicologo. Quella dello psicologo è una professione, troppo spesso circondata da luoghi comuni e stereotipi: dal “siamo tutti un po’ psicologi” al “dallo psicologo va la gente matta”. Va, inoltre, precisato che mediamente il suo percorso di formazione, oltre ad essere abbastanza lungo, comprende tutta una serie di tirocini, esami di stato, scuole di specializzazione e di terapia personale, per affrontare i quali c’è bisogno del sostegno di tanta motivazione. La formazione continua ovviamente anche dopo l’Università e chi sceglie di fare lo Psicologo ben conosce la necessità di essere flessibile e costantemente aggiornato e di lavorare in rete con altri colleghi. Insomma, fare lo Psicologo è un lavoro interessante e stimolante, ma richiede molto impegno, anche a livello di crescita personale.
La Laurea in Psicologia comporta l’obbligo di affrontare molteplici materie scientifiche: si va dalla psicometria (statistica applicata agli esperimenti psicologici), dall’informatica, dalle teorie e tecniche dei test alla neuroanatomia, e dalla biologia alla neurofisiologia. Naturalmente gli insegnamenti dipendono poi dall’indirizzo scelto, ma vi sono insegnamenti di base che prevedono Psicologia generale, dello sviluppo, psicologia sociale, del lavoro, clinica, la buona conoscenza dell’Inglese, della Sociologia e della Comunicazione. Per questo, Psicologia è da considerarsi una Facoltà alquanto impegnativa, dal momento che comporta la continua necessità di misurarsi con lo studio di varie discipline e di sviluppare una forte curiosità. Gli esami più impegnativi sono soprattutto quelli scientifici e va sfatata una buona volta per tutte la diceria secondo cui si tratti di una facoltà facile.
Riguardo alle fondamentali materie di studio, vi è da dire che esse presuppongono una preparazione di base completa, la conoscenza di un’ampia varietà di contenuti e la capacità di amalgamare e integrare le materie più vicine ai propri interessi. La psicologia è interessante ed è utile in molti ambiti. Molti scelgono questa facoltà, perché si sentono propensi all’ascolto e alla comprensione della persona, o ritengono di poter curare sia gli altri che se stessi. La realtà è un po’ diversa, in quanto gli sbocchi professionali sono diversificati e non è sufficiente la semplice attitudine all’ascolto, per divenire competenti e professionali in ogni senso. Per entrare in una relazione d’aiuto e realizzare una trasformazione nella persona che attraversa un disagio esistenziale occorrono anni e anni di studio e bene organizzati, l’uno rispetto all’altro, dal punto di vista della propedeuticità.
L’abilità dello psicologo risiede anche nella sua capacità empatica, nell’ascolto, nella sua
esperienza, nella sua sensibilità, nel suo tatto. Quando si richiede un aiuto di carattere psicologico,
molto spesso si pensa di essere fragili, matti e si provano sentimenti di vergogna e di imbarazzo. In
realtà, nel momento in cui ci si rivolge ad uno psicologo, contrariamente a ciò che si pensa, non è la
parte più debole del paziente ad attivarsi, ma la sua parte più forte, più sana ad avere il sopravvento:
ci si rende conto di trovarsi in una situazione di stallo, ma, nello stesso tempo, si riconosce all’altro
il diritto di poter stare bene e di poter accedere ad uno stato di salute psico-fisico. Non ci si
accontenta di vivere un’esistenza grigia, a metà, amputata della componente sana. Significa che
siamo consapevoli dei nostri limiti e che scegliamo di poterli trasformare in risorse. Significa, altresì, che nella nostra anima risiedono la speranza e la fiducia che ci permettono di calarci in una dimensione prospettica, grazie alla quale possiamo guardare avanti.
Il rapporto Psicologo – Paziente è un rapporto fra due persone che non si sono mai conosciute prima; un rapporto, nel quale l’individuo che vuole sciogliere i nodi delle sue sofferenze viene accolto senza pregiudizi e viene guardato con occhi nuovi. Si sceglie un guaritore esterno, neutrale e tecnico con il quale mettere in discussione le convinzioni che ci hanno accompagnato fino a quel momento. Durante il tempo-spazio di accoglimento, la persona è chiamato a verbalizzare i propri vissuti e a prenderne coscienza per la prima volta. Detti vissuti vengono restituiti dal professionista con altri significati e profondamente trasformati: la persona porterà con sé delle nuove lenti, attraverso le quali poter guardare gli eventi della sua vita giorno dopo giorno, con l’ausilio di un bagaglio fornito di nuove strategie.
E’ un cammino, faticoso, quello di realizzare se stessi, di diventare ciò che si è: il fatto di nascere biologicamente non implica parallelamente la nascita psicologica della persona. Questa può avvenire molti anni dopo la prima. A volte, l’individuazione dell’essere umano è portata a svolgersi in un humus fertile che il contesto terapeutico è in grado di offrire. E’ con estremo piacere che molti di noi hanno accolto l’inversione di rotta che si è concretizzata il 10 gennaio, quando il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha comunicato, attraverso il proprio sito, la fine dei corsi di Laurea triennale e magistrale di Psicologia delle università telematiche, dichiarandole «assolutamente incompatibili con la natura sanitaria della professione». L’annuncio è stato possibile poiché, grazie al Decreto-Legge Lorenzin del 2017, la professione di Psicologo ha ottenuto la qualifica di professione sanitaria. Tale qualifica ha portato successivamente alla produzione del Decreto ministeriale del 23/12/19, firmato dall’ex Ministro dell’Istruzione Fioramonti, che ha reso il corso di Psicologia a frequenza obbligatoria e non più una disciplina telematica.
Come ha affermato lo scrittore statunitense Delmore Schwartz, “nei sogni, iniziano le responsabilità”, quindi diffidate delle imitazioni. Quanto a me, confesso di esercitare questa professione, perché la Psicologia resterà sempre la più grande e fantastica avventura che io abbia mai intrapreso, in quanto è riuscita a cambiarmi profondamente e non credo proprio che sarei mai capace di abbandonarla per scegliere di fare altro. A presto. Mauro Lo Castro

Filomena Ierardi

Filomena Ierardi