Il poeta e il cantastorie. Otello Profazio canta Ignazio Buttitta
Lunedì 16 ottobre, alle 16,30, alla Biblioteca Nazionale di Cosenza, in piazzetta Toscano, nel ventennale della morte si terrà una commemorazione di Ignazio Buttitta con un testimone d’eccezione come Otello Profazio che, con il grande poeta di Bagheria, ha avuto un lungo e fruttuoso rapporto di collaborazione ed amicizia, ripercorso nel volume con cd allegato, Il poeta e il cantastorie. Profazio canta Buttitta, edito da Squilibri.
Nel loro incontro, del resto, confluivano i temi di un’irripetibile stagione di impegno meridionalistico inaugurata da Carlo Levi con Cristo si è fermato a Eboli e Le parole sono pietre. Il dramma dell’emigrazione, le lotte dei braccianti per la terra, il flagello della mafia entravano così a far parte del repertorio del canto popolare, in una concezione viva e attuale e non più sterilmente museale del folklore. L’appassionata fede comunista dell’uno e l’individualismo libertario dell’altro si combinavano alla perfezione nel segno di una convinta adesione all’immaginario popolare e della comune passione per il mondo dei cantastorie. In questa operazione, all’epoca d’avanguardia e a ragione accostata all’esperienza degli chansonnier francesi, giocano un ruolo determinante le musiche di Profazio che sottolineano con discrezione la forza della parola poetica, sia quando si dispiega lungo temi civilmente ispirati, sia quando indugia su stati d’animo e motivi d’amore, esaltando anche la produzione sentimentale del poeta di Bagheria accanto alla più nota componente epica. Se Lu treni de lu suli, dedicato alla tragedia di Marcinelle, o Lamentu pi la morte di Turiddu Carnevali si impongono per la forza tragica che scaturisce da un’appassionata lettura civile della cronaca, Amuri e dinari, L’amuri non è ficu e Tu non ci si costituivano l’aspetto nuovo e egualmente interessante della poesia di Buttitta, che si svelava al grande pubblico anche come fine indagatore di stati d’animo.
Tra le opere di Buttitta, edite in Italia da Feltrinelli e tradotte in tutto il mondo, ricordiamo soprattutto Lu pani si chiama pani, con traduzione di Quasimodo, disegni di Guttuso e introduzione di Vittorini, che ne fece una delle figure più popolari di tutta la letteratura italiana, e Io faccio il poeta del 1972 con cui vinse il premio Viareggio, a suggello di una carriera artistica che aveva suscitato l’interesse e l’ammirazione di autori come Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia e Carlo Levi. Da più di mezzo secolo, Otello Profazio a sua volta costituisce un fenomeno unico nel panorama della musica popolare italiana. Autore, ricercatore e interprete sensibile e appassionato, ha saputo dare voce alle tante anime del Meridione e in particolare della Calabria e della Sicilia. Moderno cantastorie, capace di coniugare impegno e ironia, ha contribuito alla conoscenza e diffusione della musica popolare in Italia attraverso un’attività multiforme che lo ha visto agire accanto ad altre figure centrali nella cultura popolare italiana, come Matteo Salvatore e Rosa Balistreri.
Ciccio De Rose coordinerà l’incontro al quale parteciperanno anche Rita Fiordalisi, Gianfranca Cosenza Calomino e Mario Iazzolino in rappresentanza degli enti promotori (Biblioteca Nazionale, A.I.C.I. e “I tridici canali”) ma la parte del leone la farà sicuramente il penultimo dei cantastorie, come ironicamente ama definirsi Otello Profazio, ricordando in voce e in musica il suo grande amico.