Ripensare l’antimafia: Riparte il ciclo di studi per un cambiamento sociale
Riparte il percorso di studio “Ripensare l’Antimafia” organizzato, nell’ambito del progetto nazionale Barbiana 2040 (rete di scuole che attualizza la metodologia didattica di don Milani), dal corso universitario di Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, e dall’Istituto Ciliberto di Crotone. “Dalla memoria all’impegno. Voci di donne libere” è il tema scelto per aprire questo nuovo ciclo seminariale, giunto ormai al quarto anno di attività, per investigare nuovi paradigmi pedagogici capaci di costruire, coniugando memoria, impegno e riscatto, efficaci linguaggi di didattica del cambiamento sociale. L’iniziativa, che si terrà domani, venerdì 24 novembre, alle 10.00 presso la Sala Polifunzionale della scuola crotonese, sarà aperta dai saluti istituzionali di Girolamo Arcuri, Dirigente Scolastico dell’Istituto Ciliberto di Crotone, e dall’introduzione di Rossella Frandina, docente di Lettere del Ciliberto. Il programma prevede il dialogo tra il giornalista del Quotidiano del Sud, Antonio Anastasi e Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, vittima innocente di ‘ndrangheta, Elvezia Cordasco, giudice presso il Tribunale di Crotone, Rita Lettieri, sorella di Antonella Lettieri, vittima di femminicidio e gli studenti e le studentesse del Ciliberto. A concludere i lavori sarà Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia all’UniCal. Fare memoria, attraverso il racconto di storie come quella di Maria Chindamo significa costruire resistenza culturale attraverso l’impegno civile, significa fare pratica di democrazia attraverso quelle forme di libertà che diventano un dovere di testimonianza. «Senza memoria – dicono Frandina e Costabile – non c’è responsabilità e senza comportamenti responsabili non può esistere alcuna società democratica. La lotta alle mafie è difesa dei diritti e promozione di cittadinanza attiva finalizzata alla costruzione di un cambiamento sociale possibile». Ecco perché la pedagogia della memoria, in questa direzione, è uno strumento fondamentale per rendere prassica l’educazione a quella consapevolezza sociale grazie alla quale i cittadini diventano capaci di rivendicare diritti e dignità.