Monitoraggio degli studenti del Ciliberto: I beni confiscati simbolo di riscatto

Monitoraggio degli studenti del Ciliberto: I beni confiscati simbolo di riscatto

Continuano le attività di monitoraggio degli studenti del Ciliberto che, nell’anno in corso, hanno costituito il team de I disobb3dienti, e hanno scelto di occuparsi di beni confiscati.  Questo è quello che si apprende da una nota stampa.

“Fare cittadinanza attiva significa per loro guardare alla propria realtà per rivendicare  quelli che sono diventati diritti negati.  I beni confiscati agli Arena, gestiti dalla cooperativa sociale Terre Joniche, ribadiscono gli studenti, bisogna vederli. Perché sono un’opportunitá concreta per comprendere l’importanza del loro riuso sociale. Incontrare Umberto Ferrari e Raffaella Conci è un’occasione. Lo è ascoltarne la storia. Vederli all’ opera. Perché sono il simbolo di un riscatto possibile, di economia pulita e di qualità. Di lavoro onesto. È questa l’ antimafia vera che opera, nel silenzio, al servizio dei territori.  Basta, infatti, guardarsi intorno per comprendere quanto si abbia bisogno di nuove energie capaci di ridare dignità a persone e territori. Quanto si abbia bisogno di modelli positivi.

Crotone. Strada statale 106 jonica. Un processo di industrializzazione fallito. Povertà e ingiustizia sociale. A 19 Km di distanza, Isola di Capo Rizzuto.  Una lunga fila di migranti costeggia, spesso, la strada nei pressi del Cara.Hanno zaini e buste. Vanno in cerca di fortuna e lavoro in una terra bellissima divenuta una discarica dei diritti. In questo territorio, nel ciclo di programmazione 2014-2020, gli investimenti sono stati pari a 56.7 milioni di euro, eppure solo il 3% dei progetti, come riportato sul portale Opencoesione, è stato concluso. Qui, secondo gli atti giudiziari, l’hanno fatta sempre da padrone gli Arena.La ‘ndrangheta è ovunque. Eppure la progettazione, nell’ambito dell’inclusione sociale, si attesta solo all’1%. Secondo quanto riportato da Transcrime nel 2013, vaste aree del Meridione d’Italia sono frenate nello sviluppo dalla negativa influenza esercitata dal dispiegarsi delle mafie, come accade ad Isola. Tutto questo condiziona sia i cittadini, sia le imprese, impedendo il conseguimento di una migliore qualità della vita e rallentando la crescita delle attività produttive legali. Secondo le stime dell’Istat, nel 2019 le attività illegali rappresentavano l’1,1 per cento del PIL. Secondo le elaborazioni di Transcrime, le attività illegali considerate dall’Istat rappresenterebbero circa la metà dei ricavi ottenuti dal complesso delle attività illegali. Si può quindi ragionevolmente affermare che il complesso di tali attività rappresenti oltre il 2 per cento del PIL. Nel frattempo, la Calabria, col 20.8%, è tra le regioni che registra i valori di povertà relativa più elevati (ISTAT 16 Giugno 2021), a dimostrazione che attraverso i fondi di coesione non si è  riusciti in questi territori a migliorare le condizioni di vita delle persone: i valori relativi all’indice multidimensionale di povertà sono tra i più bassi d’Europa. Tra il 2015 e il 2019 , come riportato dalla Banca d’Italia nel 2021, sono stati sottratti alle mafie 32 miliardi di euro. Di questi, 20 miliardi è il valore di beni mobili e immobili sequestrati per effetto delle azioni di contrasto preventive e per i procedimenti giudiziari. 

Il progetto monitorato dagli studenti, “Dalla buona terra alla buona tavola”, favorisce, proprio attraverso il recupero dei patrimoni confiscati, l’inclusione sociale. Tutto il complesso si inserisce in un unicum di particolare pregio paesaggistico e storico destinato a divenire un vero e proprio Parco agro-ambientale fruibile da turisti, scolaresche e cittadini. Il costo pubblico del progetto è pari a 570.000 euro e prevede la realizzazione di un centro di degustazione dei prodotti tipici e Laboratorio di cucina sociale a “km0” attraverso la ristrutturazione di una antica casa rurale, confiscata al clan degli Arena. Ecco perché questo progetto, che si integra nella più generale strategia di recupero e riutilizzo dei numerosi beni immobili confiscati presenti sul territorio comunale mette al centro la possibilità di coinvolgere proprio i giovani nella realizzazione di attività sui beni confiscati, che testimoniano la capacità dello Stato non solo di contrastare la ragion d’essere dei poteri criminali, quella di accumulare ricchezze, ma di trasformare una condizione di illegalità in una opportunità di crescita sociale ed economica. 

Ecco perché è grave, in questo contesto, che un progetto la cui fine era prevista a dicembre 2021, non sia ancora stato portato a termine. Il potere delle mafie è un potere immediato basato sull’ossequio alle regole di casta e sul clientelismo, aspetti che caratterizzano una società fatta di oppressori e oppressi come la nostra. Restituire un bene confiscato alla comunità significa allora ridare dignità a persone e territori. Farlo nei tempi giusti è una sfida aperta per lo Stato per dire che la lotta alla mafia non è una delle priorità, ma la priorità”.

Redazione Il Petilino

Redazione Il Petilino