Agricoltura in ginocchio

Agricoltura in ginocchio

Meno 90% produzione di castagne, meno 65% produzione di olio

Per l’agricoltura Calabrese, e in generale per quella di tutto il Sud Italia, si intravede un’annata disastrosa in termini di raccolto sia per quanto riguarda la produzione di castagne, sia per quanto riguarda la produzione d’olio extravergine d’oliva.
Per quanto riguarda il settore castanicolo si registra un ben 90% in meno di produzione dovuta soprattutto all’attacco del cinipide galligeno del castagno, che nell’annata precedente aveva cominciato a dare segni di cedimento grazie ai lanci del suo antagonista il torymus sinensis, effettuati dagli agricoltori a proprie spese, anche se a poco è servito visto che non si è perpetrata con costanza tale operazione. Infatti lo stesso cinipide quest’anno recupera terreno facendo svanire la fioritura dei castagni e di conseguenza la raccolta del frutto. Da registrare anche i comportamenti climatici che non aiutano i castagneti a riprendersi offrendo condizioni non adatte alla proliferazione della pianta in frutti. Il settore è ormai al collasso e i piccoli proprietari che devono sopportare i costi di gestione e mantenimento, nonostante la mancata produzione, si trovano in condizioni economico-aziendali disastrose nell’indifferenza generale delle Istituzioni che avevano emanato un decreto di calamità naturale da parte del Ministero rimasto purtroppo ingarbugliato nella stanza di qualche burocrate che tarda a pubblicare una graduatoria di merito. Se la vedono ancora peggio gli agricoltori che si sono avventurati nel settore tramite i fondi Psr, hanno realizzato aziende di trasformazione del prodotto, ma ora non hanno il prodotto da trasformare.
Anche per gli imprenditori agricoli di grandi aziende di trasformazione di castagne non è rosea la situazione; questi non potendo rimanere senza materia prima, per continuare ad assicurare la vita delle loro imprese, si sono aperti a nuovi canali di approvvigionamento esteri importando dalla Macedonia, dalla Turchia e dalla Cina. Tale operazione consente loro di mantenere le proprie vendite di prodotto, ma nel contempo il prodotto fresco acquistato dai consumatori risulta avere pessime caratteristiche organolettiche e quindi genera un messaggio negativo in termini di qualità per l’intero comparto. In ultimo il prezzo al dettaglio e all’ingrosso scende per chi vende il prodotto ed aumenta vertiginosamente per chi acquista causando forti speculazioni.
Altra storia invece per il comparto olivicolo il quale, a causa delle condizioni metereologiche non favorevoli e di un attacco di mosca olearia molto forte, registra un ben 65% in meno di produzione facendo lievitare la quotazione dell’oro giallo, ma al contempo frenando il lavoro degli operatori del settore; situazione questa che avvantaggia l’importazione di olio estero che spesso e volentieri, una volta arrivato nelle aziende, magicamente diventa italiano.
Gli agricoltori, si rivolgono, a tutte quelle persone di buona volontà affinché insieme si trovino soluzioni condivise per arginare i problemi di natura tecnica che i singoli comparti da soli non riescono a fronteggiare, e si chiede che la politica con le organizzazioni di categorie mettano in campo azioni concrete di supporto per questi settori in gravi difficoltà. L’indifferenza e la superficialità porterà ad un’unica soluzione: la morte di alcuni comparti agricoli, come quello castanicolo che se continuerà a registrare una mancata produzione non avrà più gli strumenti per andare avanti.

Giuseppe Frandina

Giuseppe