GLI STUDENTI DEL CILIBERTO INCONTRANO LO SCRITTORE CARMINE ABATE
Lo scorso mercoledì 11 Aprile è stato presentato, nei locali dell’Istituto Tecnico Trasporti e Logistica “M. Ciliberto” di Crotone, l’ultima fatica letteraria dello scrittore Carmine Abate, “Il banchetto di nozze e altri sapori”, edito da Mondadori. A condurre la conversazione con l’autore sono stati due giovani studenti dell’istituto: Luana Paparo e Giovanni Devona.
Lo scrittore, che da molti anni vive in Trentino ma è originario della Calabria, ha scelto di ripercorrere le stagioni della vita usando tutti i sapori di cui si è nutrito. Ogni piatto diventa un pezzo della sua esistenza, dalla partenza dei suoi avi da una terra lontana, l’Arberìa, all’arrivo a Punta Alice, la spiaggia dove lo portava sua nonna da bambino e dove il suo panino con la frittata mare e monti sparì nel becco di un gabbiano; seguono le immagini della festa del ritorno, la dignità trasmessa da una figura paterna costretta ad emigrare in un’altra terra lontana, la Germania, e poi l’uccisione del maiale, le 13 cose buone del Natale, i profumi che da bambino l’accompagnavano e rievocano ora riti, banchetti e feste.
Nel corso della mattinata Salvatore Oliverio legge “Carmine Abate”: tre brani tratti dal suo romanzo che lasciano incantati e entusiasti i presenti e commuovono l’autore. Raccontano il legame con la terra, la fatica che comporta ma pure le dolcezze e l’incanto che racchiude e poi gli affetti, i sogni e i successi di chi sperimenta luoghi e sapori lontani, scegliendo di unire, sempre, per addizione. Il capitolo legato all’anguria gigante desta i ricordi di un tempo ormai lontano eppure mai così vicino. Il Nord e il Sud, due pianeti completamenti diversi, diventano nel romanzo due microcosmi che vivono in armonia, tra “canederli” e “peperoni e patate”: il primo parla del Trentino, di temperature gelide e una diffidenza innata per il forestiero; l’altro piatto, invece, ha il sapore del mare e del sole della Calabria, di una terra abituata alla scarsità del lavoro e, proprio per questo, propensa a cogliere le cose belle della vita quando arrivano. E poi il piatto della sintesi perfetta tra nord e sud: la polenta con la ‘Nduja.
Grande il coinvolgimento dello scrittore che emoziona e si emoziona dinanzi ad una platea attenta e coinvolgente. Dice Abate, mentre si avvia alla conclusione, che mangiare da soli è triste. Quando si cenava, da noi non si guardava la Tv- racconta- si narravano storie mangiando castagne intorno al fuoco. Erano momenti bellissimi, che riunivano le famiglie, rendendole più legate e più solidali. L’autore, incalzato dalle domande dei due presentatori, parla di accoglienza, del difficile rapporto padre figlio, del legame ancestrale con un terra, per parafrasare quanto disse Paolo Borsellino della sua Sicilia, bellissima e disgraziata. Sono parole che parlano al cuore, rievocano tempi ormai lontani e si rivolgono a quei ragazzi che avranno un domani il compito di difendere ciò che di più sacro abbiamo: la nostra terra. La giornata si conclude con la presentazione di un nuovo gruppo musicale “Gli anni veloci”, nome che rievoca proprio un famoso romanzo dello scrittore.
Andrea Scerbo, Giuseppe Lettieri, Gennaro Innaro, Emanuela Fraone, Mattia Potenza, Giovanni Viscome, Alessio Astorino sono questi i nomi dei componenti della nuova band.
Sono anni veloci i loro, come solo la vita può esserlo: c’è la rabbia della gioventù nei loro canti, la perfezione dei passi in avanti, il vento tra i capelli, il sentirsi vivi mentre si insegue la propria ombra come se si inseguisse la felicità.
Mentre li si ascolta suonare, col loro talento e la loro ironia, sembra davvero di riascoltare le parole dello scrittore: “Siamo idealisti prepotenti, sovversivi scomodi ma non violenti”. Sono ragazzi capaci di cantare una vita che scorre veloce, forse, troppo veloce.
Paola Fabiano