GLI STUDENTI AFFIDANO AL MARE LE PROPRIE RIFLESSIONI PER NON DIMENTICARE

GLI STUDENTI AFFIDANO AL MARE LE PROPRIE RIFLESSIONI PER NON DIMENTICARE

GIORNATA DELLA MEMORIA ALL’ITTL “M.CILIBERTO”

Sono passati settantuno anni da quando l’esercito sovietico varcava i cancelli di Auschwitz, il più grande dei campi di concentramento costruiti dai nazisti nel corso della seconda Guerra Mondiale e l’Istituto tecnico Trasporti e Logistica “M.Ciliberto” ha deciso, in questa giornata, di commemorare quelle vittime innocenti. Dopo la visione di un filmato inviato all’istituto dall’UCEI, tutta la popolazione studentesca è scesa sulla spiaggia antistante l’istituto. Qui, simbolicamente, delle barchette costruite dagli studenti e contenenti le loro riflessioni personali sono state affidate al mare mentre il cielo si riempiva di lanterne colorate.
Gli studenti hanno deciso di ricordare perchè la Shoah ha una storia lunga , perché l’odio del regime di Hitler contro la diversità , messa in piedi dalla Germania nazista, si può raccontare in questi freddi numeri , spesso approssimativi:
• 6 milioni di ebrei morti nei lager ;
• almeno 300.000 zingari di etnia Rom morti nei campi di concentramento;
• 300.000 esseri umani affetti da qualche tipo di disabilità mentale o fisica;
• 100.000 oppositori politici;
• 25.000 omosessuali;
• 5.000 testimoni di Geova
Hanno scelto di ricordare quell’ insegna ingannevole sul cancello d’entrata ad Auschiwitz: “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), di ricordare le grandi sale dove al centro si vedono montagne di occhiali, di scarpe, di capelli, di bambole, di valige, di ciuccetti dei bambini.
Hanno scelto di non dimenticare, come dice la Arendt, la banalità del male.
Heinrich Himmler era un maestro elementare; Reynard Heydrich, un angelo biondo, ma anche la iena di Praga e l’angelo del male. Adolf Hitler, un uomo con dei ridicoli baffetti; Benito Mussolini, un maestro elementare. Ed ecco, gli uomini coi baffetti e la ridicola bombetta sono dietro ad ogni angolo; ci scrutano, si nascondono dietro la difesa dei nostri interessi ma, soprattutto, delle nostre debolezze e incapacità, delle nostre nicchie.
E dalla loro azione non può che nascere l’orrore, il male assoluto, e la voglia di dimenticare. Ma quegli studenti hanno deciso di non dimenticare l’uomo…
Soprattutto quell’uomo offeso da altri uomini. E per far questo la scuola è fondamentale.
A. Cojean racconta di un preside americano che era solito scrivere ai suoi insegnanti, ad ogni inizio anno scolastico la seguente lettera:
“Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiore e università. (..) La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. (…) La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani”.
Ecco perché è importante ricordare ed è ancora più importante farlo a scuola.
Paola Fabiano

Giuseppe Frandina

Giuseppe