Terra di Mezzo: alcuni studenti del Ciliberto scrivono a Morra

Terra di Mezzo: alcuni studenti del Ciliberto scrivono a Morra

Un gruppo di studenti del Ciliberto scrivono al senatore Morra raccontando la loro terra e parlando del gruppo civico “Terra di Mezzo”.

“Egregio Senatore Nicola Morra, a scriverle è un gruppo di studenti dell’istituto Tecnico Trasporti e Logistica “Mario Ciliberto” di Crotone. Dal precedente anno scolastico, abbiamo deciso di dedicarci ad attività di monitoraggio civico costituendo un gruppo dal nome “Terra di Mezzo”, espressione che vuole essere evocativa perché, in una società, quale è quella calabrese, nella quale rispetto al fenomeno mafioso si è, spesso, o complici o indifferenti, si ha la voglia di sentirsi cittadini di una terra di mezzo della legalità che resiste e combatte. Crediamo che parlare di ‘ndrangheta sia un imperativo categorico, per questo abbiamo deciso di occuparci dei beni confiscati al clan degli Arena nel territorio di Isola di Capo Rizzuto. Lo spirito che ci muove è il cercare quelle contraddizioni e, spesso, quelle collusioni tra società civile, istituzioni e malaffare che frenano lo sviluppo del nostro territorio rendendo inutili o malversando i fondi che la UE destina all’azione di coesione.

 Diventare cittadini attivi e consapevoli è uno dei tanti motivi che ci ha portato a credere che, nella vita, il silenzio, a volte, faccia più rumore delle parole, perché dietro ogni silenzio si può nascondere  paura ma anche collusione e connivenza. E di fastidioso silenzio, qui, ne esiste tanto. Crediamo fortemente nella nostra terra e nei cittadini onesti che vi abitano, crediamo nelle piccole cose che rendono grande il nostro territorio, crediamo in ragazzi come noi, quelli che non si abbandonano al fato, quelli che decidono di modificare il proprio destino, perché questa terra non è, e non deve essere, abbandonata ma vissuta. 

Intraprendendo questo percorso, vorremmo dimostrare, a noi stessi e alla gente che vi abita, che una Calabria diversa è possibile. Tenacia, resistenza, unione, si possono racchiudere in un’unica parola: coraggio. Quel coraggio di agire in prima persona, di non delegare ad altri le proprie responsabilità di cittadini,  quel coraggio che manca a molti, a partire, spesso, proprio dalla politica. Manca alla nostra generazione, è mancato alle generazioni passate. Validi esempi ci sono stati lasciati da persone come Borsellino, Falcone, Impastato. Dovremmo volgere lo sguardo verso il passato, comprendere che la vera forza sta nell’unione e non ripetere gli stessi errori. Tutti siamo colpevoli di una terra corrotta. Tutti siamo colpevoli di ciò che ci circonda. Per cambiare bisogna mettersi in gioco, crederci fino a quando non si raggiunge l’obiettivo. Il nostro è quello di diffondere la cultura della legalità in un territorio nel quale parlare di ‘ndrangheta non è semplice, dove solo pronunciarla la parola ‘ndrangheta fa paura. 

Crediamo, dopo decenni, che sia arrivata l’ora che i fondi comunitari siano per la Calabria uno strumento per raggiungere un obiettivo certo, la convergenza e non un bene di consumo divorato da pochi e incapace, quindi, di produrre il bene comune. Ci stiamo occupando di beni confiscati, di ottimi esempi di gestione e di beni confiscati da anni, la cui mancata riassegnazione costituisce un ostacolo alla crescita e allo sviluppo del nostro territorio.

Vogliamo raccontare queste storie, vogliamo far conoscere le vicende di chi, con tenacia e caparbietà, lotta , quotidianamente, per restituire legalità ad un territorio in cui, spesso, imperversa il malaffare. Vogliamo fare informazione, nella convinzione che Il sapere sia il miglior antidoto contro il crimine organizzato.

Siamo semplici ragazzi, non tecnici, non specialisti. Condividiamo  il senso di appartenenza e l’amore per la nostra terra e questo ci allontana dal silenzio collettivo.

Onorati di essere i futuri uomini e le future donne di questa terra, ci impegneremo per creare e raccontare un mondo diverso, uno dei tanti possibili. Novelli Sisifo,  siamo consapevoli che si ritrova sempre il proprio fardello ma che esiste anche una   fedeltà, un legame ancestrale con la terra in cui si vive capace di sollevare qualunque macigno. Perché la lotta, l’impegno civile, a noi non appare né sterile né futile. Anche la lotta verso la cima, diceva Camus, basta a riempire il cuore di un uomo.  Ogni granello di questa terra, ogni bagliore, formano, da soli, un mondo. Il nostro. Perché la Calabria è di chi la ama.

 La Calabria è di tutti quei ragazzi, come noi, che vogliono  essere #liberidicrescereliberi, sempre”.

Redazione Il Petilino

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