Regione Calabria: “Pronti a dare sepoltura migranti ultimo naufragio”

Regione Calabria: “Pronti a dare sepoltura migranti ultimo naufragio”

Ad aprile sono stati annunciati i lavori per la realizzazione di un cimitero internazionale dei migranti che avrà luogo a Tarsia nel Cosentino. In attesa della struttura, finanziata inizialmente dalla Regione, Franco Corbelli, delegato per la tutela e promozione dei diritti umani, e Giovanni Manoccio, delegato per l’immigrazione, hanno dichiarato che “se necessario sono pronti a ospitare e dare degna sepoltura, in Calabria, ad alcune delle 13 vittime (tra cui diverse donne incinte e madri) dell’ultimo naufragio, recuperate su un barcone e portate il 25 luglio in Sicilia. La Calabria dell’accoglienza e della solidarietà continua a essere, come ha detto un anno e mezzo fa Papa Francesco, un esempio per tutto il mondo”.
Secondo Corbelli il silenzio è caduto fin troppe volte su queste stragi, le cui notizie oscillano tra “l’indifferenza da una parte e l’ignobile strumentalizzazione dall’altra”. Il punto di svolta è stato la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Da allora, le battaglie di civiltà seguenti hanno permesso di avviare l’iter procedurale per la costruzione della necropoli internazionale su cui ricade ormai l’interesse di tutto il mondo. La Calabria –ha spiegato il fondatore del Movimento dei Diritti Civili e promotore della grande opera umanitaria sostenuta, fin da subito, dal Presidente della Regione, Mario Oliverio- si fa da sempre portatrice di un messaggio solidale nei confronti dei migranti che arrivano e, con il cimitero, darà dignità alla morte di quelli più sfortunati.
E’ l’oblio ad ammantare le sorti di questi corpi, spesso senza volto e senza nome, identificati solo da un numero e dispersi nei piccoli cimiteri calabresi e siciliani. Questa disseminazione sospende i ricordi confondendo i loro familiari che non sapranno mai dove cercarli, per depositare un fiore e dire una preghiera. “Con il nuovo cimitero- ha rilevato Corbelli- Tarsia e la Calabria scriveranno una nuova pagina di civiltà e umanità.”
L’opera sarà integrata al cimitero comunale, a dimostrazione del fatto che persiste il rispetto tra popoli anche in una dimensione non terrena. Sorgerà su un’area di circa 30mila metri quadrati, in un posto immerso tra gli ulivi secolari e poco distante dall’ex campo d’internamento fascista più grande d’Italia, quello di Ferramonti. Un Parco della pace, dunque, che costituirà, in nome del bambino siriano Aylan Kurdu (sarà dedicato a lui), un ponte di riflessione tra il passato e un futuro, si spera, lontano da queste immani tragedie.

Giuseppe Frandina

Giuseppe