Al posto sbagliato… ci sono i mafiosi

Al posto sbagliato… ci sono i mafiosi

Mercoledì 20 Novembre, nell’ambito della sesta edizione di Libriamoci, il progetto nazionale – promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, si è svolta, nella sala polifunzionale del Ciliberto, a cura del team Asoc Terra di mezzo, l’iniziativa “Più libri, più liberi – la mafia raccontata ai ragazzi”.  Hanno preso parte a questa giornata il giornalista Bruno Palermo, il dott. Umberto Ferrari, coordinatore regionale di Libera, la dott.ssa Sara Bitonti e la dott.ssa Alessia Salamone del dipartimento Por della Regione Calabria.

Così, in una giornata come tante, giornalisti e attivisti che non hanno ancora dimenticato cosa significhi essere uomini, hanno parlato alle coscienze di giovani adulti con acume e intensità.

Per questa edizione gli studenti hanno deciso di affrontare un tema tanto pervasivo nella nostra società quanto, in apparenza, dimenticato: le mafie. Dimenticato da quanti di mafia non scrivono più, dimenticato da quanti, occupati a tutti i livelli, nell’amministrazione dello stato, di tutto parlano tranne che di mafia. Le mafie condizionano il nostro vivere quotidiano ma sembrano essere scomparse dal nostro orizzonte nell’indifferenza generale. 

Rispetto ad una popolazione che fa finta di niente, come se la questione riguardasse pochi e non l’intera comunità, la presentatrice della giornata, Alessandra Costarella, mette in evidenza che non sono comunque mancate le ribellioni da parte di alcuni cittadini, ribellioni pagate anche a prezzo della propria vita. È il caso, per esempio, di Peppino Impastato, attivista politico e giornalista proveniente da una famiglia di origine mafiosa, ucciso a Cinisi il 9 Maggio del 1978.

La mafia però, come è stato sottolineato da tutti i presenti, non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e grave, che si può sconfiggere non con grandi eroismi, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. La mafia è divenuta col tempo parte integrante del nostro paese, una parte significativa della nostra storia. Grazie ai suoi legami con politici corrotti e istituzioni è riuscita a farsi strada e ad intimorire con atti di violenza ed estorsioni, tenendo “sotto controllo” la popolazione che, a volte per timore, a volte perché collusa, stenta a ribellarsi.  Per fortuna, però, in questo paese esiste ed è esistita gente capace di sognare e di immaginare un mondo migliore. Un giorno Paolo Borsellino disse a Falcone, il suo grande amico di sempre:

“Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”.

“Se fossero vivi Falcone e Borsellino, avremmo un’Italia migliore”. Forse il compito a cui tutti siamo chiamati è quello di portare avanti quel sogno, nella convinzione, come scrive il giornalista Bruno Palermo, che al posto sbagliato ci siano mafiosi e assassini.

Redazione Il Petilino

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