Petilia: stessi politici, schieramenti diversi
Quando il trasformismo la fa da padrone
Tra pochi giorni si svolgeranno le elezioni regionali, i calabresi saranno chiamati alle urne per scegliere il Presidente ed il nuovo Consiglio della Regione Calabria.
Intanto tra i cittadini petilini regna sovrana la confusione!
Eh sì, una famosa canzone di Gaber diceva «è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra», ma a Petilia per queste elezioni regionali si sono decisamente ribaltati tutti gli schieramenti politici ai quali per anni i cittadini erano stati abituati.
Quelle che sembravano essere solo delle voci che si rincorrevano in Piazza Filottete e nella grande piazza del social network Facebook sono state, invece, tutte confermate con le prime presentazioni dei candidati a consiglieri che si sono tenute nella città sabato 15.
Dopo aver visto per le elezioni del Consiglio della Provincia di Crotone due candidati della stessa giunta comunale concorrere alla posizione di consiglieri e, ancor prima, dopo aver visto gli stessi appoggiare politicamente alle primarie del PD due esponenti differenti, ci sembrava di aver visto tutto. E invece le fratture politiche sono ancora più profonde e investono proprio tutti: ex comunisti trasformati, vecchi democristiani, finti neo missini e addirittura chi fino a qualche mese fa vantava partecipazioni ai convegni nazionali e strette di mano in bella mostra con i leader di partito! Anche l’opposizione consiliare è spaccata. Tra chi fa scelte politiche dettate dal cuore e chi le fa per ragioni altre non si capisce più a quale partito o perlomeno a quale area politica facciano riferimento i nostri politici.
Fino a qualche giorno fa risultava inspiegabile come potessero esserci tante fratture politiche vedendo che il sindaco di Isola di Capo Rizzuto si candida al Consiglio regionale con uno schieramento e il suo vicesindaco con un altro. Ora, a Petilia, risulta ancora più bizzarro vedere parte di un’opposizione politica a braccetto con una parte di maggioranza. Tutto questo cosa vuol dire? Semplice: come ha affermato qualcuno alla presentazione di una candidata al Consiglio regionale in una delle tante liste che sostengono Oliverio «Dobbiamo finirla di pensare al colore politico, dobbiamo mettere insieme persone di buona volontà che lavorino per il bene del Paese». Tutto molto giusto se non fosse che chi fa politica in maniera attiva dovrebbe sapere che questa mira al bene comune seguendo linee politiche e programmatiche dettate in qualche modo dalle ideologie. Forse il tutto potrebbe sembrare antico e scontato, ma non lo è. Non lo è per tutte quelle persone che credono in quello che i politici dicono e attribuiscono un valore alle parole. Non sembra possibile e tantomeno serio che gente con esperienze e, quindi, modi di pensare talmente diversi da essere agli antipodi possa intraprendere una strada condivisa.
Qualcuno potrebbe obiettare che quella che è l’attuale opposizione petilina si sia presentata alle scorse amministrative con una lista civica e che perciò ideologicamente è libera di appoggiare uno o l’altro candidato a Presidente della Regione, ma per fortuna la città è piccola e tutti conoscono le tessere politiche che risiedono nei portafogli.
Se paragoniamo, poi, la situazione locale a quel pot-pourri che sa più di cinematografia che di politica che è la situazione nazionale, forse dovremmo cominciare a riflettere.
Ecco perché tra i petilini ora serpeggia lo sgomento e ancor di più la sfiducia, sono cambiati gli schemi, forse per le solite promesse elettorali o per altri motivi, ma come diceva Tomasi di Lampedusa “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.