Colpo alla locale di ‘ndrangheta di Mesoraca
I Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, unitamente a quelli del ROS e del NIPAF di Cosenza, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 31 (trentuno) soggetti (per 27 dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per i restanti 4 gli arresti domiciliari), a vario titolo indagati per i delitti di associazione per delinquere di matrice mafiosa, concorso esterno nella stessa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni del Gestore del Servizio Energetico nazionale (GSE), truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita percezione di quest’ ultime, omessi controlli e vigilanza sulle attività d’impresa, turbata libertà degli incanti, concessione di sub appalti senza autorizzazione, frode in pubbliche forniture, falso in atto amministrativo, illecita concorrenza in attività commerciale, intestazione fittizia dei beni, furto aggravato, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di essere un’associazione armata.
L’ordinanza compendia le risultanze investigative raccolte dai suddetti reparti dell’Arma, in un arco temporale compreso tra gli anni 2014 e i giorni nostri, in distinte ma convergenti manovre di contrasto, coordinate e dirette da questa Procura della Repubblica, nei confronti della “Locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca (KR).
In particolare, il filone d’indagine sviluppato dal Nucleo Investigativo di Crotone, con l’apporto fornito dall’Aliquota Operativa della Compagnia di Petilia Policastro (KR), attraverso l’esecuzione di indagini c.d. tradizionali (intercettazioni di conversazioni telefoniche tra presenti, servizi dinamici di OCP, videosorveglianza remotizzata di luoghi, accertamenti documentali) corroborate dal contributo dichiarativo di collaboratori di Giustizia, ha consentito di configurare la gravità indiziaria in ordine:
- all’operatività della suddetta consorteria, agli elementi strutturali ed i collegamenti con le omologhe organizzazioni criminali della provincia di Crotone, nonché di talune delle province di Reggio Calabria e Cosenza;
- a una pluralità di c.d. reati fine del sodalizio, quale esecuzione del programma criminoso della compagine. Tra i vari reati, quelli estorsivi in pregiudizio d’imprenditori e commercianti, di illecita concorrenza nell’attività commerciale e di turbativa di incanti pubblici;
- all’operatività del gruppo in materia di narcotraffico, posta in essere attraverso il controllo delle piazze di spaccio di droga attivate nei comuni di Mesoraca (KR) e Petilia Policastro (KR). In tale ambito, numerosi sono stati i sequestri probatori eseguiti nel corso delle indagini.
Nel quadro degli accertamenti effettuati nel corso delle investigazioni si è proceduto:
- a effettuare sequestri di armi nella disponibilità dell’organizzazione criminale;
- a ipotizzare la ricorrenza di illeciti interessi dell’organizzazione nell’imponente indotto economico costituito dall’area boschiva silana delle province di Crotone e Catanzaro. In tale ambito, taluni degli esponenti del sodalizio risultano titolari di aziende di settore, che operano nel taglio e nella lavorazione del materiale legnoso, da conferire, successivamente, alle centrali a biomasse, presenti nella provincia di Crotone ed in particolare a quella di Cutro (KR).
E’ proprio in tale ultimo ambito che le investigazioni sopra descritte hanno trovato una convergenza con le coeve attività d’indagine condotte dal ROS e dal NIPAF di Cosenza. Detti reparti, infatti, avevano avviato-preliminarmente- accertamenti integrativi di riscontro, a seguito delle risultanze ottenute nel corso dell’operazione denominata “STIGE” (che hanno trovato prime conferme nelle pronunce di condanna del relativo processo incardinato), in relazione agli interessi della “Locale” di ‘ndrangheta di Cirò (KR) nel settore dello sfruttamento del patrimonio boschivo silano, coltivati attraverso la realizzazione di una serie sistematica di condotte illecite.
In particolare, attraverso il contributo dichiarativo di collaboratori di Giustizia, corroborato da indagini tecniche, tali ulteriori investigazioni si erano alla fine concentrate su alcuni imprenditori e soggetti reputati contigui alla “Locale” di Mesoraca (KR), e raggiunti da indizi di appartenenza a una associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata del traffico illecito di rifiuti ed alla frode al Gestore del servizio elettrico nazionale.
Si è ipotizzato, in particolare, gli i soggetti raggiunti da gravi indizi di colpevolezza operassero in regime di sostanziale monopolio, al fine di perpetrare in maniera sistematica operazioni di taglio boschivo non autorizzate, difformi e comunque pericolose per l’ambiente, conferendo quindi – presso le Centrali biomassa dislocate nel territorio regionale – un prodotto legnoso (c.d. cippato) non tracciabile e/o di qualità non in linea con gli standard di legge e pertanto da considerarsi a tutti gli effetti un “rifiuto”.
Tali sistematiche condotte illecite, favorite anche dal ravvisato contributo di tecnici agronomi, operatori e funzionari delle Centrali biomassa, investiti delle mansioni di controllo della qualità del prodotto conferito e della regolarità delle documentazioni di accompagnamento del prodotto, comportavano un ingiusto profitto non solo per le imprese boschive collegate alle organizzazioni criminali, ma anche alle società gestori delle Centrali Biomassa che indebitamente percepivano dal GSE incentivi maggiorati e basati su conferimenti di prodotto legnoso effettuati in difformità della normativa vigente del settore (o perché trattasi di prodotto scadente o perché derivante da taglio non autorizzato).
Contemporaneamente all’esecuzione delle misure personali, verrà eseguito un sequestro preventivo nei confronti di 8 imprese boschive della provincia di Crotone e 4 della provincia di Cosenza. Tra le imprese oggetto di sequestro anche quella proprietaria della centrale biomasse di Cutro (KR).
Il valore complessivo di tali sequestri si aggira sulla cifra di 16 milioni di Euro circa.