La dirigente del Borrelli saluta i suoi maturandi

La dirigente del Borrelli saluta i suoi maturandi

Il Dirigente Scolastico del Borrelli di Santa Severina, Antonietta Ferrazzo, ha voluto dedicare una lettera ai maturandi del 2020, in un anno scolastico davvero particolare. Nella lettera si legge “Cari ragazzi non mi sono mai piaciuti i saluti formali che stabiliscono la fine di un periodo, non esistono fasi della vita che si circoscrivono. Ritengo infatti che tutte le esperienze, e ancora di più quella scolastica, segnino le nostre vite e ritornino costantemente alla memoria come fiumi carsici.

Quest’anno però un saluto di commiato è necessario.

Vi avevo accolto quest’anno titolando una giornata particolare e mi ritrovo a salutarvi alla fine di uno degli anni scolastici più particolare che la storia ricordi.

Mai come in questo periodo, la consapevolezza del legame, fosse anche quello dichiarato dalle parole, è rassicurante. In questi mesi, e ancora di più in questi ultimi giorni, abbiamo capito che ciò che ci rende umani sono le relazioni ricche di affettività e sensibilità.

Gli anni trascorsi al Liceo vi hanno reso parte di una collettività, avete sviluppato un senso di appartenenza ad una comunità di studio che sente su di sé la responsabilità di un cambiamento culturale.

Gli esami sono vicini, cantava così Venditti in quella che è ormai diventato una sorta di inno dei maturandi e noi ci ritroviamo come nella canzone lontani. Una lontananza dettata dalle norme sanitarie e non dalla necessità di introspezione e studio che questi momenti comportano.

Non voglio però parlarvi dell’incubo del COVID della diatriba valoriale della didattica a distanza che ha determinato i ritmi di questi ultimi mesi, ma del sogno della vostra vita.

Essere giovani vi dà l’opportunità di immaginare un futuro migliore, di pensare che il migliore dei mondi è possibile. L’esperienza scolastica che sta per terminare spero abbia portato in voi la consapevolezza che il diventare adulti ci porti a coltivare e a condividere i sogni.

Vi auguro di conservare e far riemergere tutti i messaggi che la nostra scuola ha saputo darvi.

Le abilità di tutti i saperi i che porteranno ognuno di voi a scegliere la professione più adatta.

La cultura che vi impedirà di soccombere a falsi profeti e a fake vendute come nuovi vangeli.

L’umanesimo come spinta vitale nella ricerca dell’identità umana e di cosa ci rende uguali e così indissolubilmente legati gli uni agli altri.

La ricerca della verità per una costante riflessione sulle azioni dell’uomo.

La lezione del nostro tempo è stata dura ed è costata tanti sacrifici di vite umane, ci ha insegnato che la libertà è un bene irrinunciabile fosse anche la privazione di una passeggiata. Ricordatevi di difenderla sempre. Ci ha insegnato, anche se con scarso successo, che i confini del mondo non esistono e che nessuno si salva da solo.

Cari ragazzi siate il motore di cambiamento del mondo, siate il futuro migliore, amate la vita!”

Alla fine la dirigente ha dedicato una poesia di Hikmet agli studenti:

“Ragazzo mio,
io non ho paura di morire.
Tuttavia, ogni tanto
mentre lavoro
nella solitudine della notte,
ho un sussulto nel cuore,
saziarsi della vita, figlio mio,
è impossibile.

Non vivere su questa terra
come un inquilino,
o come un villeggiante stagionale.
Vivi in questo mondo
come se fosse la casa di tuo padre.

Credi al grano,
alla terra, al mare,
ma prima di tutto ama l’uomo.
Ama la nuvola,
il libro
la macchina,
ma prima di tutto
l’uomo”.

Redazione Il Petilino

Redazione Il Petilino