L’ELEFANTE SI MANGIA CON IL CUCCHIAINO: IN MEMORIA DEL PROF. ANTONIO DE RITO

L’ELEFANTE SI MANGIA CON IL CUCCHIAINO: IN MEMORIA DEL PROF. ANTONIO DE RITO

Gli insegnanti sono come dei genitori: passi del tempo con loro, cercano di educarti al meglio, cercano di farti appassionare, di far sì che quel ragazzo o quella ragazza diventi un giorno qualcuno, una componente umana fondamentale per la società. Gli insegnanti credono che sia possibile vivere in un mondo migliore, in un mondo fatto di valori; sono dei sognatori realisti, persone preparate, pronte a mettere di fronte a qualsiasi cosa il bene degli studenti. Il prof. De Rito era IL professore. Capace di intrattenere la classe, di aprire parentesi e di collegare argomenti apparentemente dissimili tra di loro, di parlare per ore senza mai una pausa, se non per sorseggiare le sue stravaganti bibite stile USA: caffè lungo doppio senza zucchero, spremute, il latte (tutti gli avranno fatto notare almeno una volta che non si beve il caffè o il latte alle 12 in punto). Lui lo faceva, se ne fregava perché era un docente atipico, unico nel suo genere ed inimitabile. «Io faccio il professore perché mi piace farlo, vi dico allora: nella vita fate sempre ciò che vi fa battere il cuore.», ripeteva ogni volta quasi come se fosse una preghiera, un mantra. Faceva il sentimentalista, e non lo faceva perché voleva piacere ai suoi studenti – che venivano puntualmente ripresi in modo rigoroso se non seguivano ciò che lui chiedeva di fare – ma lo faceva perché ci credeva davvero. Un sognatore realista, come dicevo prima, caratteristica tipica del buon insegnante. Si metteva al livello dei ragazzi, parlava con loro, li indirizzava, ci litigava mentre si parlava di calcio, di politica, di arte: il professore Antonio De Rito era così colto da metterti in soggezione. E mentre con il passare delle stagioni passava dal tabacco alla pipa, dalla pipa alla sigaretta elettronica, lui continuava a muoversi allegro e spensierato nei corridoi del liceo, nel suo luogo felice, là dove rifugiava le sue speranze. Speranze di un futuro in cui “la classe dirigente sarete voi”, in cui “voi sarete i protagonisti”, in cui “voi vi accorgerete che la cosa più importante nella vita è essere felici”: non i soldi, non l’inutile materialismo, ma l’essere in pace con sé stessi perché “tempus fugit” e non ci puoi fare proprio nulla. Entrava in classe, cacciava fuori il suo pc, tutti i suoi aggeggi elettronici, e soprattutto, si arrabbiava facilmente se qualcuno interrompeva la lezione. Non ho mai visto un docente spiegare le composizioni degli eserciti nell’antichità come lo faceva lui: con la sua fisicità da soldato romano proiettava sulla lavagna elettronica gli indumenti tipici indossati in guerra, la composizione delle fila, le tecniche belliche; arrivava a spostare i banchi per emulare i movimenti citando le frasi tipiche degli ufficiali in battaglia. Un sognatore realista perché credeva nella legalità, nell’importanza della storia, nell’importanza dell’essere umano, e perché ha fatto sì che il suo lavoro diventasse la sua stessa vita. Un giorno gli chiesi perché in passato non puntò ad arrivare più in alto, ad intraprendere la carriera accademica insegnando nelle università: «tu sei proprio fuso! Non sai che ambiente è quello, preferisco stare qui con voi e farvi crescere.», mi disse con il suo solito accento veneto che alcune volte si univa al dialetto rocchisano. Io voglio diventare un sognatore realista come Antonio De Rito perché l’ho conosciuto, ho visto di che pasta è fatta una persona buona, schietta, estremamente intelligente e preparata. Avrei voluto vederlo almeno per un’ultima volta, parlare con lui di politica, della vita, di come si può scaricare un programma da internet senza prendere virus, di musica, di qualsiasi cosa pur di dirgli per un’ultima volta: «arrivederci prof, sei stato per me un grande esempio. Forza Inter e grazie di tutti gli insegnamenti, ti terrò per sempre nel mio cuore, alla prossima!». PASQUALE LAZZARO

Lo ricordano affettuosamente i suoi studenti del Liceo Classico “D. Borrelli”:

Insegnante 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑎, 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝑏𝑎𝑡𝑡𝑢𝑡𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑛𝑡𝑎 𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒. 𝐿𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑖𝑒𝑙𝑜, 𝑛𝑜𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑓𝑎𝑟 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑎𝑚𝑚𝑖𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑎𝑙 𝑏𝑎𝑠𝑠𝑜. 𝑆𝑜𝑙𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑜𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑖̀, 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑜𝑟𝑎 𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑢𝑛 𝑝𝑜’ 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑠𝑜𝑙𝑖 𝑞𝑢𝑖. 𝐶𝑜𝑙𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑠𝑐𝑢𝑜𝑙𝑎, è difficile pensare ad un Borrelli senza Lei caro Prof, si dice però che nessuno muore se vive nel cuore di chi resta, perciò il vostro ricordo sarà la nostra ancora nei momenti più bui. La ricorderemo per tutto ciò che è riuscito a trasmetterci grazie alla sua pazienza e fiducia in ognuno di noi. Ovunque sia, per sempre con noi. – I suoi bamboli del 2°A e 2° B

Caro Professore, ora che non ci siete più sarà il vuoto ad ogni passo che faremo, il nostro percorso è stato troppo breve, un anno è passato troppo velocemente, c’erano tante cose che ancora avreste dovuto insegnarci. Ci chiediamo come faremo a settembre a tornare a scuola, ogni cosa ci ricorderà di voi e la mancanza si sentirà il triplo. Grazie per ciò che avete fatto per noi, avremmo voluto fare un ultimo interminabile discorso con voi, con il professore che ci ha conquistato il cuore e soprattutto la mente. Un abbraccio dai bamboli della 3A. – classe 3°A

È stato per noi un insegnante non solo di scuola ma di vita. Rimarrà per sempre impresso nei nostri cuori, non dimenticheremo mai i suoi preziosi consigli e cercheremo di renderla sempre orgoglioso di noi. Faccia buon viaggio prof, ci guidi anche da lassù! – classe 4°A

“La fotografia si è rimpicciolita, ma è sempre qui.”

Non è facile trascrivere in parole la tempesta di emozioni che ci sta travolgendo, ma sappiamo per certo che i suoi insegnamenti non ci lasceranno mai. Antonio De Rito non era solo il nostro insegnante era amico, confidente e soprattutto guida. Credeva nel nostro valore e ci spronava a tirare fuori sempre il meglio di noi stessi. Non lo ricorderemo per “Il fu Mattia Pascal” o “La coscienza di Zeno”, ma per averci trasmesso valori che trascendono l’istruzione convenzionale, valori indelebili che renderanno sempre vivo il suo ricordo.

“La fotografia si è rimpicciolita, ma è sempre qui.” – classe 5° B

La Redazione de Il Petilino nel dare l’ultimo saluto al suo collaboratore, esprimendo condoglianze alla famiglia, informa che i funerali si terranno domani nella chiesa del SS Soccorso a San Mauro Marchesato alle ore 15:30, tenendo conto delle disposizioni date dall’emergenza sanitaria.

Redazione Il Petilino

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