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Al brigadiere Salerno va il premio Ambiente e Legalità

In occasione del trentennale di Festambiente il Premio Ambiente e Legalità di Legambiente e Libera è stato assegnato a Salvatore Salerno Brigadiere Comandante Stazione Carabinieri Forestali di Cotronei (Kr). Salerno è brigadiere dei Carabinieri Forestali che da anni procede a denunce e arresti per taglio abusivo di piante, pascolo illegale, bracconaggio e altri reati contro l’ambiente e il patrimonio pubblico nel Parco nazionale della Sila.

Il brigadiere Salerno – commenta Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità Legambiente, – con il suo lavoro e la sua disponibilità è un punto di riferimento per tanti come noi si trovano, loro malgrado, a dover denunciare inadempienze delle istituzioni locali nella tutela del territorio, o registrare abusi e reati da parte di operatori del settore boschivo e turistico che non si fanno scrupoli di infrangere norme e leggi pur di fare profitto.

Pur operando in un contesto territoriale delicato e difficile come la Sila crotonese, e nonostante le reiterate minacce subite, il brigadiere Salerno non si è fatto intimidire ed ha continuato la sua azione di difensore della legalità e dell’ambiente. Ha lavorato in un territorio in cui la spudoratezza delle cosche da una parte, e l’accondiscendenza delle istituzioni verso abusivi di varia natura dall’altra, ha prodotto scempi di natura e la crescita di un’economia malata e illegale, come ha correttamente sottolineato l’inchiesta Stige della DDA di Catanzaro, che ha portato alla luce l’influenza della cosca Marincola-Farao nel Parco della Sila, in cui sono coinvolti anche dei servitori delle istituzioni complici e indagati nell’inchiesta stessa. In questo contesto il brigadiere Salerno ha sempre perseguito i reati nonostante le costanti minacce di morte.

Il suo impegno nella lotta all’ecomafia e alla criminalità organizzata è ancora più importante per il territorio in cui si è trovato e questo riconoscimento di Legambiente e Libera lo vuole sottolineare, perché si riconosce l’impegno di un “hombre verticale” che ha tenuto la schiena diritta pur agendo in un territorio interessato dalla presenza delle cosche di Ndrangheta ed i cui pezzi di istituzioni erano complici dell’antistato.

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