L’ Iter “Olio Igp Calabria” continua tra le polemiche.

L’ Iter “Olio Igp Calabria” continua tra le polemiche.

L’olivicoltura calabrese ha fatto passi da gigante, soprattutto negli ultimi anni. La superficie olivetata è tanto estesa da consentirle un successo commerciale senza precedenti; il comparto olivicolo calabrese risulta esser predominante rispetto a tutti gli altri del settore “agricolo” della Regione e a livello Nazionale ciò si traduce in un risultato eclatante: il 33% della produzione nazionale.
Ma non tutta la produzione è riconoscibile dal consumatore. Le Dop finora non sono state trainanti. hanno faticato a imporsi.
Il patrimonio varietale autoctono è considerevole ma non tutti ne conoscono ancora le potenzialità. Per questo, consapevoli delle difficoltà nel piazzare sui mercati gli oli da olive di qualità, la via che si sta tentando di percorrere è di istituire un nuovo strumento: l’Igp.
Mercoledì, 9 luglio, a Cosenza, si è tenuta una pubblica audizione con i funzionari del Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali, nell’ambito della richiesta di riconoscimento del marchio europeo I.G.P. “Olio di Calabria”.
“Il percorso fin qui intrapreso dal Dipartimento è assolutamente di rilievo, in quanto al momento in ITALIA il riconoscimento di Olio IGP è fregio solamente dell’ ”Olio Toscano”, siamo certi che anche le nostre coltivazioni e produzioni possano far parte di questa speciale nicchia. L’IGP per “l’Olio di Calabria” darà nel futuro, al nostro settore olivicolo, delle economie più corpose, che garantiranno il ricambio generazionale e la salvaguardia dei livelli occupazionali” – hanno affermato gli esponenti di Confagricoltura.

Forti critiche sono state registrate nel momento in cui è stato reso noto il disciplinare. L’oggetto di tanto dibattito e polemiche è uno degli otto articoli di cui si compone il disciplinare di produzione dell’Igp Olio di Calabria ed in particolare l’articolo 5, nel quale si indica una presenza preponderante, del 70%, di olive Carolea per l’olio “IGP di Calabria”.
Tale varietà, purtroppo, non è presente in maniera uniforme in tutta la regione e in particolare è difficile avere una percentuale così elevata. Resta da chiedersi come mai non sia stata posta all’attenzione generale l’intenzione di imporre una presenza percentuale di Carolea così elevata, si sarebbero potute evitare sterili polemiche per il bene della Calabria e di tutti i produttori, nessuno escluso.
Tra i risultati raggiunti e le forti polemiche il disciplinare continua il suo iter ministeriale prima di approdare alla fase finale del riconoscimento che avverrà in Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo.

Giuseppe Frandina

Giuseppe